Il momento sbagliato
Non è il momento di fare polemiche. E’ il momento di sostenere la squadra. Siamo stati i primi a denunciare la necessità, l’obbligo di rinunciare ai gol di Raspadori in nome del modulo che dà maggiori garanzie. Era febbraio https://www.nelsegnodelterzo.com/2025/02/23/il-modulo-da-dimenticare/, abbiamo insistito a marzo https://www.nelsegnodelterzo.com/2025/03/30/il-vestito-giusto/, poi abbiamo mollato. Troppi infortuni. Abbiamo lasciato che Conte, in altre circostanze, cambiasse modulo senza battere ciglio. E lo continuiamo a fare. Se per lui ci sono elementi che non sono all’altezza del campo, poco possiamo farci. Dopo la vittoria di Lecce, però, ci siamo fermati. Non abbiamo commentato. Anche la città si è fermata, non ha gioito. Ha capito che c’era e c’è ancora tanto da battagliare.
Lo stop annunciato
E’ una domenica strana. Il popolo arriva allo stadio senza l’entusiasmo che una situazione così ghiotta richiederebbe.

La vittoria di Lecce paradossalmente ha ingenerato molte preoccupazioni. Tre gare con due vittorie e un pareggio. Non impossibile, ma difficile per questo Napoli che cambia ancora assetto. Oliveira non è un centrale. Lobotka non sta bene. Lukaku non ha i 90 minuti. Anguissa appare sulle gambe. Politano è sfiancato dovendo anche fare il quinto o simil quinto. Il pubblico è troppo competente per avere la convinzione della vittoria e il tifo ne risente. I giovanotti del Genoa ne approfittano e tolgono due punti al Napoli nella volata finale per il titolo. E allora? Allora, non ti disunire. Riprendiamo la celebre frase del film di Sorrentino. Ma questo è il momento di farne un mantra. Dopo una settimana di attesa, un’altra gara di stenti, la grande rabbia e il sonno che non arriva, c’è una sola invocazione. Napoli, non ti disunire.
Parma per la storia
Resta Parma. Sarà difficile, molto difficile. Non pensiamo al modulo e come, al netto dei gol di Giacomo, ci sia da pagare in tutte le zone del campo. Pensiamo solo a restare compatti. Poi si tireranno le somme. Napoli non ti disunire. Provaci fino alla fine, anche se è dura, durissima.